Sono sempre felice quando si menziona e ricorda l’NBA degli anni ’90 e quei sublimi eterni perdenti dei Jazz. Ma credo che al di là del soggettivo “apice” che ogni appassionato può attribuire a questo o quel giocatore, o a questa o quella squadra, di espressioni sportive in grado di competere con le espressioni artistiche ce ne siano state oggettivamente parecchie. La mia? I bellissimi Kings di un decennio fa, quelli di Bibby e Webber, o i Suns del run and gun.
Insomma, quel che resta da godere è tanta roba.
Marco
Di: quattrocentoquattro
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